sabato 16 luglio 2011

Giorno Quattordicesimo

Le Argonautiche
 di Apollonio Bodyo

La notte gli dei vegliano sui navigatori del mare,
affinché essi, nel meritato riposo, non perdano la via.
E neanche si resero conto gli Argonauti,
che il mattino portava con sè acque familiari.
Di là stavano per traversare a Creta,
l'isola che più di tutte si trova al largo nel mare,
e a un giorno di navigazione sarebbero tornati in patria,
non senza far provvista di cibi deliziosi.
Ma lontano, li accolse minaccioso Talos,
l'uomo di bronzo, scagliando pietre
da una solida roccia, impedì di gettare a terra le gomene,

quando furono giunti al porto Ditteo.
Era questi il solo rimasto dei semidei
della razza di bronzo,

e Zeus l'aveva dato ad Europa come guardiano dell'isola,
che percorreva tre volte coi piedi di bronzo.
Di bronzo infrangibile era tutto il suo corpo
e le membra, ma sulla caviglia,

al di sotto del tendine, aveva una vena di sangue,
e la copriva una sottile membrana di plastica
che era per lui vita e morte.
Benché fossero sfiniti dalla fatica,
gli eroi spaventati allontanarono
a forza di remi la nave dalla spiaggia dell'isola.
E certo miseramente sarebbero fuggiti,
soffrendo la sete e le pene,
ma Atena prestò loro un ultimo saggio consiglio in questo viaggio.
Fu difficile reperire ciò che la dea chiedeva,
ma alla fine ogni gruppo ottenne il proprio arco con le frecce.
E subito si misero addosso,
con una fascia dorata, la nuova faretra,
che era appoggiata a un albero,
e presero l'arco ricurvo.
La spiaggia fu attraversata
da una ricca quantità di frecce,
ma nessuno di loro era un buon arciere.
E sola, fu la freccia di Castore
che urtò la caviglia
e colò l'icore
simile a piombo fuso.

Non fu più capace
di reggersi in piedi sullo scoglio sporgente.
Talos restò barcollante sui piedi infaticabili,

poi crollò senza forze con un immenso frastuono.
I Gemelli dimostravano finalmente
il loro grande valore.
Così ebbero inizio i festeggiamenti:
carni fumanti preparava Dioniso
nella sua divina cucina,
numerose erano le danze
tutt’intorno al grande fuoco del bivacco.
Nessuno degli dei
poté mancare alla celebrazione
del ritorno a casa dopo quel lungo navigare.

Lassù nell’Olimpo venne così deciso
di affidare il magico e splendente Vello
al coraggio e alla saggezza dei Nobili,
forse i migliori tra tutti gli Argonauti.
Poi al tramonto del sole,
quando spuntò la stella
serale che porta il riposo agli esploratori stanchi,
ed il vento cadde nell'oscurità della notte,
allora ammainarono la vela

e si coricarono in un’immensa busta
che si distengueva solo negli Argonauti anziani,
che coscienti sapevano,
non avrebbero più vissuto un’impresa seguente a quella...