mercoledì 13 luglio 2011

Giorno Undicesimo

Le Argonautiche
 di Apollonio Bodyo

In quel mentre i fedeli del re Eeta
si radunarono armati in assemblea ed erano tanti
quante sono le onde del mare in tempesta,
agitato dal vento, o quante sono le foglie
che cadono in autunno, e chi potrebbe contarle?
Questi guerrieri,
più rapidi degli eroi,
che passarono al largo dal capo di Foppe
occuparono, con grandi grida
di guerra, le rive del fiume, aspettandoli.
Eeta, sopra il suo carro,
spiccava fra tutti per i cavalli, dono del Sole,
veloci come un soffio di vento.
Ma già la Argo, spinta da gambe robuste
e dalla discesa del grande pendio,
faceva dietrofront, soggiungendo da dietro.
Il re, colpito dall'aspra sventura, levò al cielo le braccia,
Ma Medea riprenda il proprio amato
"E se a te così piace, non te lo impedisco,
uccidi, e dopo attacca battaglia con le genti di Colchide".
Gli Argonauti ordirono alloro un grande inganno
contro Eeta; gli offrirono molti doni ospitali
e tra essi anche la i sacri cristalli alpini
di cui i prodi andarono in cerca quel pomeriggio
tra le scoscese rocce della valle, per attirarlo nella trappola
e liberarsi di lui una volta per sempre.

Tosto su di loro discese
la Notte pacificatrice, ed addormentava tutta la terra,
ora che il Vello era in loro possesso.