giovedì 7 luglio 2011

Giorno Quinto

Le Argonautiche
 di Apollonio Bodyo
Iride, la messaggera, venne presso alla nave,
ma non degnò di chiedere,
chi fosse ancora stanco, né chi non volesse partecipare,
ma subito, in mezzo a tutti, disse queste parole:
"Sentite, navigatori, ciò che dovete sapere.
È legge che mai nessun eroe, una volta
giunto sulla strada della conquista possa andarsene prima
d'avere dimostrato il coraggio del proprio spirito;
perciò onorerete tra
voi gli uomini più coraggiosi,
intelligenti, coordinati, forti, resistenti e con il dono dell’immobilità."
Quando il sole sorgendo dall'orizzonte splendette
sui monti bagnati dalla rugiada e diede la sveglia ai navigatori,
allora iniziarono le sfide.
Non così Giasone restava in disparte, in silenzio,
fissando gli occhi sopra di loro, incoraggiandoli,
ma nello spirito rideva
alla vista delle figuracce dei famosi eroi.
Rimasero là quella mattina
e recuperando fiato,
pensarono a come ingolosire gli dei
e si sfidarano nel preparare
un grande pranzo.
C'erano poi delle mandrie al pascolo e di quelle mandrie
rimase ben poco:
per brama di vincita gli uni contro gli altri,
gli Argonauti, lavorarono a più non posso,
mentre sul prato rugiadoso grondava la salsina greca.
Ma anche a Posidone e Dioniso toccò subire la violenza
del dessert, il quale dalle mani della Gemella passò direttamente
sulle loro teste.
Al termine del lavoro le carni sfrigolavano
e gli dei presero parte al banchetto, scacciando il timore dall'animo.
Allora gli eroi si sentirono invincibili
e ingenuamente osarono sfidare
 il potere dell’Olimpo.
“Orsù, miei cari, diamo a questi uomini batoste gradite,
di pulire sulla nave, in cucina là dove stan cibi e vino soave,
una volta perso non si dovranno stancare."
E come è noto gli eroi fallirono,
ma le stoviglie divine dal tanto strofinare
ora brillano nella notte.