martedì 12 luglio 2011

Giorno Decimo

Le Argonautiche
 di Apollonio Bodyo
La nave correva, spinta dai remi quella mattina,
avevano fretta di portarla fuori del fiume
per raggiungere la propria salvezza.
“Penso che dobbiamo imbarcarci subito, mentre è ancor l’alba,
e procedere a piedi, in alta quota
all'opposto di dove i nemici sorvegliano.
Tra poco quando sapranno ogni cosa,
non credo che si troveranno concordi,
nell’impresa che abbiamo compiuto.” si dissero quella notte.
 Lungo era il viaggio che li attendeva,
per sfuggire dal re Eea e allora partirono, gli eroi greci,
pronti a tutto pur di portare il Vello a Iolco.
La giornata era propizia, gli dei non badavano a loro,
persino Posidone*, da sempre molto avverso,
rimase occupato quel giorno
e non una sola goccia cadde sulle loro vesti.
Videro le montagne, e le vaste rive del fiume
e la piana, e le profonde correnti del Ticino,
e passarono oltre, camminando di mattina e poi ancora
durante il pomeriggio, senza vento, infaticabili.
Più avanti, sporge dal continente il grande gomito,
e si innalzano le vette, in un luogo tranquillo
posto al di sotto del capo di Foppe,
dopo avere attraversato una vasta pianura
si accamparono gli Argonauti in attesa del nuovo giorno.
*  Quella mattina Zeus alla vista del fratello
lo svegliò con le proprie risa.
Il dio del mare
aveva quella notte intrapreso un lungo navigare
e ora, avvolto nel proprio sacco di pelo di capra,
volgeva i piedi laddove dove essere la testa.
Il suo capo riposava sereno in fondo al sacco.